
Questo libro rappresenta un classico del XIX secolo ed è interessante fin dalle prime righe: nell'introduzione ''La dogana'' Hawthorne racconta (seppur sotto mentite spoglie) di aver trovato per caso i documenti che raccontano la storia di questa donna (adoperando lo stesso sotterfugio usato da Manzoni nei ''Promessi sposi'' un decennio prima). Il racconto è appassionante e, sotto molti punti di vista, attuale. Il setting è quello di un New England puritano del XVII secolo, dove la protagonista, Hester Prynne, ha avuto una splendida bambina, Pearl, nonostante il marito fosse da molto tempo lontano dalla città. Hester però si rifiuta di rivelare l'identità del padre di Pearl e oltretutto, come se tutta questa situazione non fosse già abbastanza difficile e dolorosa, viene additata da tutta la comunità come una persona da evitare, trasformandola in una reietta. A ricordarle il 'peccato' di cui si è macchiata ci pensa la lettera scarlatta ''A'' che, come ogni adultera, deve portare cucita sul petto così che ognuno possa riconoscere di quali colpe si sia macchiata. La storia cresce di pathos di pagina in pagina. La povera Hester si troverà combattuta tra il legame col marito e quello con il padre della piccola Pearl. Ciò che, soprattutto, ho trovato più interessante di quest'opera è stato il conflitto tra ciò che la società addita come un errore e ciò che invece ci dice di fare il cuore. Potremmo vedere in questa donna quasi un'eroina che per amore ha sfidato tutto e pur di proteggere la tanto amata figlia ha preferito caricarsi di ogni colpa e andare avanti da sola. Del resto, come il saggio Erasmo Da Rotterdam sottolineò nel suo incredibile "Elogio alla Follia", il cuore ha sempre ragione.