martedì 3 agosto 2010

Il diavolo nella cattedrale


Questo libro fa parte dello stesso filone de ''I pilastri della terra'' e il successivo ''Mondo senza fine'' di Ken Follett. Tuttavia Frank Schatzing, a differenza del suo collega, riesce a mio parere a rendere la storia più avvincente attraverso una forma molto più scorrevole e piacevole, e cercando di mantenere, alla maniera di Aristotele,unità di tempo e d'azione (l'intera storia si svolge in soli tre giorni). Nonostante non sia una grande ammiratrice di questo genere, devo dire di aver apprezzato l'abilità dell'autore nel creare suspense per tutte le 459 pagine e nel mantenere vivo l'interesse e la curiosità del lettore. La parte centrale è forse quella in cui Schatzing, che con il ''Quinto giorno'' e quest'ultimo libro è divenuto uno degli scrittori più letti d'Europa, ha dato il meglio di sè. Ma nonostante la trama appassionante e la forma molto scorrevole (frequentemente questo genere letterario risente della 'pesantezza' del contenuto), avrei apprezzato che si fosse maggiormente soffermato su una sorta d'introspezione psicologica riguardo alcuni dei personaggi principali come ad esempio Urquhart. Oltre a ciò, dopo essersi dilungato in dettagliate descrizioni per tutto il libro, mi sarei aspettata un finale più 'esauriente' e creativo al posto di questo, che mi è parso invece alquanto ''forzato'' e sintetico, ed è questo che forse ha rovinato il libro. Di certo non è un capolavoro, ma per gli argomenti trattati si può comunque definire discreto (anche se forse , visto il successo che ha avuto, è un po' sopravvalutato!). Quel che è certo è che non è un libro da leggere sotto l'ombrellone (come ho fatto io xD), ma d'inverno, possibilmente dinanzi a un camino :)

martedì 27 luglio 2010

La lettera scarlatta


Questo libro rappresenta un classico del XIX secolo ed è interessante fin dalle prime righe: nell'introduzione ''La dogana'' Hawthorne racconta (seppur sotto mentite spoglie) di aver trovato per caso i documenti che raccontano la storia di questa donna (adoperando lo stesso sotterfugio usato da Manzoni nei ''Promessi sposi'' un decennio prima). Il racconto è appassionante e, sotto molti punti di vista, attuale. Il setting è quello di un New England puritano del XVII secolo, dove la protagonista, Hester Prynne, ha avuto una splendida bambina, Pearl, nonostante il marito fosse da molto tempo lontano dalla città. Hester però si rifiuta di rivelare l'identità del padre di Pearl e oltretutto, come se tutta questa situazione non fosse già abbastanza difficile e dolorosa, viene additata da tutta la comunità come una persona da evitare, trasformandola in una reietta. A ricordarle il 'peccato' di cui si è macchiata ci pensa la lettera scarlatta ''A'' che, come ogni adultera, deve portare cucita sul petto così che ognuno possa riconoscere di quali colpe si sia macchiata. La storia cresce di pathos di pagina in pagina. La povera Hester si troverà combattuta tra il legame col marito e quello con il padre della piccola Pearl. Ciò che, soprattutto, ho trovato più interessante di quest'opera è stato il conflitto tra ciò che la società addita come un errore e ciò che invece ci dice di fare il cuore. Potremmo vedere in questa donna quasi un'eroina che per amore ha sfidato tutto e pur di proteggere la tanto amata figlia ha preferito caricarsi di ogni colpa e andare avanti da sola. Del resto, come il saggio Erasmo Da Rotterdam sottolineò nel suo incredibile "Elogio alla Follia", il cuore ha sempre ragione.

sabato 24 luglio 2010

ℓα яoѕα ∂єι ѕєитιмєитι


La Rosa Dei Sentimenti è un libro del giornalista e scrittore Paolo Mosca. Il protagonista, Paneo, è un uomo che ha scelto di allontanarsi dagli inutili affanni della vita di città per tornare all’essenziale. Il fatto che chiami “il continente”, alla maniera dei siciliani, il mondo caotico che si è lasciato alle spalle ci fa presumere che si sia ritirato su un’isola. Ad avallare questa ipotesi, il fatto che Paneo trascorra le sue giornate dedicandosi alla pesca, unica attività possibile. La prima parte del libro risulta banale e stucchevole e fa apparire l’uomo come una specie di eremita illuminato o un istruttore di yoga, o forse né l’uno né l’altro, perché in alcuni punti la somiglianza più forte è con un hippy: “I miei genitori sono gente semplice di mare, e io sono un tuo fratello che non conoscevi ancora, tutto qui”. Il romanzo ha la struttura di un “diario di bordo” inverosimilmente tenuto da un osservatore nascosto nella capanna del pescatore, larga e lunga in totale tre metri, che racconta degli incontri tra l’uomo, “capace di offrire consigli di vita”, e gli “uomini del continente” che “ricorrono alla sua saggezza” . Paneo ha inventato la “rosa dei sentimenti”, facendo corrispondere ogni sentimento a un vento. La trama, in sostanza, è scontata e già letta. Tuttavia, la storia migliora sul finale. Infatti, per 150 pagine sulle 153 di cui si compone il libro, si fanno sparuti acceni a una dolorosa storia d’amore nel passato del saggio pescatore, un triangolo amoroso che ha finito per trafiggerlo con una delle sue punte. Una scheggia gli è rimasta nel cuore, troppo piccola per essere estratta e troppo grande per rimarginare la ferita. Vale la pena di leggerlo anche solo per le ultime cinque righe.

martedì 20 luglio 2010

ℓα ѕoℓιтυdιnє dєι nυмєяι ρяιмι


I numeri sono infiniti e così come tra le persone ci sono personaggi di spicco destinati a rimanere nella storia, nello stesso modo tra i numeri ne esistono alcuni 'speciali': quelli divisibili solo per uno e per se stessi. Sono i numeri primi. 11,13...17,19...41,43 divisi da una cifra e accomunati dalla loro particolarità. Vicini, ma mai abbastanza da sfiorarsi davvero. La solitudine dei numeri primi, primo romanzo del giovane classe '82,Paolo Giordano, è accattivante fin dal titolo che non può non suscitare un certo fascino. Pensare a questi due protagonisti, Alice e Mattia, come a due numeri primi ci fa supporre che sia una favola senza lieto fine. Divisi da una cifra...una sola. Una distanza minima ma allo stesso tempo incolmabile. Quante volte ci siamo sentiti così vicini da poter quasi afferrare qualcosa per poi accorgersi che quello che stringevamo nel nostro pugno era solo aria? Sì è unici nel proprio genere, ma il macigno da sopportare che grava sulle nostre spalle è un peso non indifferente: la solitudine. Questo libro dal contenuto interessante, ma la cui forma a mio parere dovrebbe ancora essere messa appunto, non sembra dare molte speranze a chi crede ancora in un 'happy ending'. Ma è davvero così? Se me lo avessero chiesto 7 anni fa avrei risposto di sì, magari citando Kafka ''c'è molta speranza ma nessuna per noi''. Tuttavia la vita mi ha portata a rivedere quest'opinione, e oggi sono un pò più ottimista.Per cui voglio lasciarvi una speranza: cercate bene, e se non trovate nulla... cercate ancora!

Il meraviglioso mago di Oz ღ


Tra i libri che più ho amato, devo dire, ci sono senz’altro le fiabe del Novecento. Così, con lo scopo di leggerle tutte, ho cercato con ostinazione “Il Meraviglioso Mago di Oz’’. La maggior parte degli adulti ha dimenticato che per trovare l’oasi bisogna scavare nella sabbia, ecco perché lo liquidano sprezzanti definendolo un “libro per bambini”. Come si dice? Ah, si! “Quando la volpe non arriva all’uva dice che è acerba.”. Ma, in questo caso, non si sbagliano: i bambini riescono a vedere l’acqua che scorre chilometri sotto di loro, riescono a trovare l’oasi del significato sotto la sabbia delle parole. Per fortuna, non ho incontrato particolari difficoltà nel cogliere il senso che si cela dietro questa splendida metafora: Dorothy vive nel grigio Kansas, ma a causa di (o grazie a) un potentissimo ciclone che la allontanerà da casa scoprirà i colori del mondo. Ma, per tutta la durata del viaggio, Dorothy non avrà altro desiderio che tornare dallo Zio Henry e dalla zia Em, anch'essi grigi. Perchè? Perchè nessun posto è migliore di casa. Si affiancheranno a Dorothy in questa avventura incredibili personaggi, ognuno dei quali è alla ricerca di qualcosa…un cuore, un cervello o solo un po’ di coraggio. La chiave di questo romanzo, che nonostante il passar del tempo non mostra nemmeno una ruga, si cela nell'insicurezza: nessuno crede nelle proprie capacità. Per questo decidono di rivolgersi al grande mago Oz, ma impareranno che per trovare ciò che si cerca non bisogna guardare da nessun'altra parte se non dentro se stessi. Dorothy aveva fin dall’inizio la possibilità di tornare a casa, così come il Boscaiolo di Latta ha sempre avuto un cuore, lo Spaventapasseri aveva già il suo cervello e il Leone Codardo era da sempre il re degli animali. Tuttavia se non avessero mai fatto quel viaggio probabilmente non l' avrebbero scoperto. "L’importante non è ciò che trovi alla fine del viaggio, ma ciò che impari mentre corri."

lunedì 19 luglio 2010

ιℓ ρєѕσ ∂єℓℓα fαяfαℓℓα ♡


Stavo percorrendo con lo sguardo gli scaffali della Feltrinelli, che per me è come Tiffany per Holly Golightly, mancavano pochi giorni alla vigilia di Natale. Quel clima di festa era a dir poco contagioso, ed io stavo cercando qualche libro da leggere durante le vacanze: d'improvviso la mia attenzione venne rapita da un libro che sembrava quasi chiamarmi, possiamo eliminare il 'quasi'. E' così che tra le mie mani è finito ''il peso della farfalla'' di Erri De Luca, avevo sentito spesso il suo nome ma devo ammettere che non avevo mai letto nulla di lui, per cui per me questo libro era praticamente un salto nel vuoto!... All'inizio non mi aveva convinta molto ma procedendo nella lettura di questo breve ma meraviglioso libro, mi sono dovuta ricredere. La straordinarietà di questo racconto sta nel modo in cui l'autore riesce a mettere in contatto due mondi distanti e allo stesso tempo così vicini come quello del cacciatore e della preda, per poi riscoprire quanto vicine possano essere queste due 'solitudini'. Il re dei camosci ormai stanco e un cacciatore che aveva dedicato la sua esistenza alla caccia. Questi due personaggi così distanti e così vicini, legati dal destino che li vede fronteggiarsi in un duello lungo anni . Ma nello scontro finale non ci saranno vincitori: il peso della farfalla sul cuore è più pesante di ogni macigno. 7o pagine da leggere tutte d'un fiato per ritrovarsi emozionati più che mai: complimenti ad Erri De Luca per questa 'fiaba' moderna con il finale agrodolce :)

domenica 18 luglio 2010

'' I tre inverni della paura''

''Un romanzo sulla guerra civile, per dare voce a chi non si schierò'' Corriere Della Sera. E' stato questo principalmente a spingermi a leggere il romanzo del giornalista/scrittore Giampaolo Pansa: l'idea di un ''racconto controcorrente'', ma soprattutto quella di un romanzo 'politicamente neutrale'. Sinceramente , partendo dal presupposto che ognuno ha le proprie idee politiche ma non per questo bisogna chiudere la porta al dialogo (tutt'altro!), l'ho trovato abbastanza di parte, anzi ho quasi avuto l'impressione che per l'intero romanzo si cercasse quasi di ''manipolare'' il lettore. Si tenta in ogni modo di mettere in cattiva luce i comunisti e i partigiani (soprattutto quelli "rossi") cercando solo superficialmente di sottolineare la crudeltà presente su entrambi i fronti della guerra civile che ha sconquassato l'Italia degli anni '4o. Aldilà dei singoli episodi del racconto(molti dei personaggi muoiono per mano dei comunisti -.-'), nel complesso non mi è sembrato per niente un romanzo 'neutrale', per cui sotto questo aspetto è stato (almeno per me) deludente.
*Per quanto concerne il resto, come libro non è male, nonostante alcune parti mi abbiano quasi infastidita. Ma questo è solo il mio parere :) anzi sarei curiosa di sentire la 'voce' di qualcuno a cui invece è piaciuto!^^